Ecco la testimonianza di Ale, che denuncia la sempre più diffusa propensione di molti medici alle isterectomie facili.
Nel 2017, causa diarrea ricorrente, mi sottopongo ad un eco addome presso il poliambulatorio Mancini.
L’ecografista (l’ormai estinto Piergiorgio Mancini) diagnostica una non meglio precisata fibromatosi uterina diffusa (con utero di 14 cm) e consiglia una visita ginecologica, anticipando, nel contempo, terapia e prognosi: l’UNICO rimedio indicato a suo “illuminato” avviso, era una bella isterectomia, in considerazione del rischio (inverosimile!) di rottura uterina e a fronte dell’assenza di desiderio riproduttivo (come se l’utero mi servisse solo per autoriprodurmi, in barba alla mia salute psicofisica!).
Nonostante i miei forti pregiudizi nei confronti dell’intera categoria (non ho mai condiviso le superficiali linee guida ginecologiche), mi sottopongo (molto malvolentieri) a visita ginecologica.
Il luminare del momento (Pierandrea De Iaco) – all’esito di un superficiale esame obiettivo e senza prescrivere nessun approfondimento né ecografico, né radiologico (in barba alle SUE linea guida, che prescrivono, molto chiaramente, RM o, quanto meno, un’eco TV, quando l’ecografia non fornisce informazioni su numero, sede e vascolarizzazione dei fibromi) – conferma sbrigativamente la diagnosi ecografica di voluminosa fibromatosi uterina, proponendomi, altrettanto sbrigativamente e come UNICA soluzione, una bella isterectomia URGENTE, a fronte del (SOLO) dato dimensionale e nonostante la mia ASINTOMATICITÀ (non avevo NESSUN sintomo ginecologico: nessuna emorragia, nessuna anomalia mestruale, nessun dolore addominale, SOLO alvo diarroico, che però il super ginecologo reputava sano, non si sa bene su quali basi cliniche).
Decido di mandarlo a quel paese, in considerazione della sua inquietante fretta di mutilarmi e della sua boriosa “lectio magistralis” sulla irrilevanza dell’utero (che, a suo miserabile avviso, non servirebbe ad un emerito tubo, né sul piano anatomico, né tanto meno sul fronte endocrino) e sulla inefficacia delle procedure CONSERVATIVE (come l’embolizzazione), assolutamente inutili, a suo erroneo (nonché decettivo) avviso.
Ritengo, al contrario, che privarmi dell’utero significhi causarmi non solo un danno ANATOMICO (utero e perineo sono una struttura anatomica unitaria), ma anche un danno ENDOCRINO (le ovaie, ove deprivate ex abrupto dell’apporto vascolare uterino, si atrofizzerebbero, cessando così di produrre una serie di ormoni MOLTO UTILI al mio benessere psicofisico, ANCHE in menopausa, non solo in età fertile).
D’altronde, un organo malato, in prima battuta, si cura prima di asfaltarlo. E l’embolizzazione, tanto invisa ai ginecologi, non si sa per quale motivo, è particolarmente indicata proprio in caso di fibromi plurimi e difficilmente asportabili.
Ecco che nel 2024, a causa del drastico peggioramento della disfunzione intestinale (la diarrea da ricorrente era divenuta cronica), prenoto una visita radiologica, in funzione dell’embolizzazione uterina.
GRAZIE alla notevole competenza professionale del radiologo interventista – che, a differenza del baldo De Iaco, ha preteso una RM CON e SENZA MDC, prima di sottopormi ad una procedura sia pure MININVASIVA come l’embolizzazione – scopro che non c’era un emerito tubo da embolizzare: il mio utero godeva di ottima salute, dal punto di vista sia dimensionale che strutturale (ho un utero di appena 6 cm, senza la benché minima alterazione né a carico del miometrio, né a livello endocavitario).
Avevo una voluminosa massa retroperitoneale che, fortunatamente, è stata asportata prima che evolvesse in sarcoma.
La grossolana e spavalda negligenza dei sanitari che ho avuto la sfortuna di incontrare nel 2017 mi hanno rapinato 7 anni della mia vita. 7 anni in cui mi sono sentita spacciata, condannata ad un aut aut per me inaccettabile e devastante: o mutilata o inesorabilmente deformata dalla crescita di un utero fibromiomatoso, che in realtà non è MAI stato tale.
Sarebbe stata sufficiente un’eco TV per formulare una corretta e tempestiva diagnosi. Ma tant’è.