Come promesso nei commenti del mio post relativo al mio incontro al Policlinico con il Dott. Napoli, Loredana mi ha scritto per fornirmi maggiori dettagli riguardo l’embolizzazione dei fibromi uterini.
Mi ha raccontanto di essere stata seguita dal Dott. Lupattelli, a Milano, e di aver smesso la pillola anticoncezionale 2 mesi prima di subire l’intervento. Riguardo l’embolizzazione Loredana ha specificato che non ci sono tagli nè punti, solo un buchino nell’inguine attraverso il quale passa il cateterino per l’embolizzazione. A quanto pare inoltre, dopo l’intervento non rimane neanche il segno.
Così sul sito http://www.embolizzazione.it, suggeritomi da Loredana, ho approfondito le mie nozioni su questa procedura che, secondo il Dott. Napoli del Policlinico di Roma, sarebbe adatta per eliminare il mio Maledetto Fibroma.
Dal sito indicato traggo le informazioni che seguono.
Si tratta di una tecnica mininvasiva che si effettua, appunto, mediante un forellino in una arteria all’inguine nella quale viene inserito un tubicino di plastica di 1,5 mm che viene avanzato fino alla circolazione arteriosa dell’utero. E’ eseguita in anestesia locale o epidurale e permette di ridurre le dimensioni del fibroma in più del 90% dei pazienti. Dopo l’intervento, la degenza è di 48 ore e il tempo di recupero di 3-7 giorni.
In pratica l’embolizzazione consiste nel blocco dell’apporto di sangue all’utero, appunto attraverso questo tubicino di plastica inserito con una puntura in un’arteria dell’inguine. Attraverso il catetere vengono iniettate delle particelle che occludono l’arteria. I movimenti di questo tubicino vengono monitorizzati attraverso un apparecchio a raggi X.
Il fibroma quindi, senza il normale apporto di sangue, man mano si riduce, mentre l’utero mantiene intatta la sua funzionalità.
Questo intervento dura circa 20-45 minuti e, secondo quanto leggo, non dovrebbero esserci rischi nè per la breve esposizione ai raggi X nè per infezioni varie.
Il dolore post operatorio è presente per 24-48 ore ed è (ben) controllato dai farmaci. Nei giorni sucessivi all’intervento può essere presente un leggero senso di affaticamento e un lieve aumento della temperatura corporea, possono verificarsi anche dei lievi sanguinamenti. Solo in rari casi (5% delle pazienti) è possibile che si renda necessario un successivo intervento chirurgico.
Il massimo esperto in Italia nell’esecuzione della tecnica di embolizzazione è il Dott. Tommaso Lupattelli, Direttore dell’Unità Radiologia Interventistica presso l’ Istituto Clinico Cardiologico GVM Sanità.
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