Quando ero incinta di Giorgia avevo fatto il corso pre parto sapevo già di dovermi sottoporre al cesareo e mi era spiaciuto che venissero fornite indicazioni utili solo a chi avrebbe partorito in maniera naturale.
Quando avevo chiesto informazioni sul taglio cesareo mi avevano bruscamente liquidata dicendo che si trattava di un intervento chirurgico e che c’era poco da dire.
Avendo già subito una laparotomia avevo pensato che la procedura sarebbe stata simile, solo che sarei stata sveglia e che al termine avrei avuto la mia Giorgia.
È per questo che ho deciso di raccontarvi come si svolge in generale un parto cesareo, o comunque come si è svolto il mio per la nascita di Matteo.
Sono stata ricoverata direttamente la mattina in cui era previsto il parto. La prassi prevede di entrare in ospedale il giorno prima ma se chiedete di arrivare la mattina stessa e siete disposte ad una levataccia non dovrebbero esserci problemi.
Io sono arrivata in ospedale alle 7.30 circa.
Quando mi hanno assegnato il letto ho messo la camicia da notte e sistemato le mie cose nell’armadietto, poi sono venute a misurarmi la pressione e a farmi il tracciato. Anche se mi ero già depilata a casa un’infermiera mi ha di nuovo passato il rasoio nel punto in cui ci sarebbe stato il taglio (e dove io avevo già la cicatrice), quindi mi hanno chiesto di indossare le odiosissime calze anti trombo e la camicina di carta al posto della mia camicia da notte.
Dopo poco (nel caso di Giorgia avevo aspettato molto di più!) l’ostetrica è venuta a chiamarmi per andare in sala. Per mia fortuna l’ostetrica in questione era Annalisa, una mia ex compagna delle superiori, ora caposala all’ospedale Maria Vittoria.
Davanti alla porta del corridoio che conduce alla sala operatoria ho salutato mio marito, Giorgia, la mia amica Sara, mia sorella, i miei genitori e i miei suoceri.. tutti lì in attesa di Matteo. Erano le 9.30 circa.
Annalisa mi ha fatto indossare i calzari di plastica sopra le ciabatte e poi mi ha condotta in una saletta in cui sono salita sul lettino. Qui le infermiere (grande Margherita!) mi hanno messo la cannula della flebo e probabilmente mi avrebbero anche già messo il catetere, come era stato per Giorgia, se io non avessi espressamente chiesto che mi venisse inserito dopo l’anestesia.
Avevo infatti raccontato al dr Camanni di quanto fosse stata fastidiosa quell’operazione e lui mi aveva detto che poteva tranquillamente essere fatta dopo la spinale, e così ho chiesto ed ottenuto!
Le infermiere hanno anche sistemato le casse e il lettore mp3 che avevo portato. Avevo infatti scoperto che in sala c’era la filodiffusione e chiesto che musica ci sarebbe stata. Annalisa mi aveva poi detto che l’impianto non funzionava ma che poteva chiedere di farmi portare le casse e la mia musica, e così abbiamo fatto.
Il clima era allegro e leggero. Margherita mi prendeva in giro per via delle casse e io credo di aver parlato tantissimo, probabilmente perché ero molto tesa.
Poi siamo entrate in sala e hanno acceso la musica. C’era Moonlight Shadow per cominciare, ovviamente!
Mi hanno tolto il vestitino di carta e hanno iniziato a preparare tutto. Io io stavo seduta sul lettino, in attesa. Faceva freddissimo e mi pare di aver aspettato un’eternità, anche se c’era la musica.
L’altra infermiera mi ha portato dei teli caldi e me li ha messi addosso e Margherita continuava a scherzare chiedendo perché tutte quelle gentilezze per me (l’infermiera ha risposto che lo faceva perché ero tanto carina nei modi!).
Poi è arrivata la strumentista che ha iniziato a sistemare sul tavolino tutti i vari strumenti.. erano proprio accanto a me ed effettivamente avrei preferito non vederli perché facevano impressione. In più sentendo la musica ha esordito dicendo:”Ma chi ha messo stà roba?”. Io ho risposto che era la mia musica e mi sono trattenuta dall’aggiungere altro.. anche perché c’era Margherita che mi faceva le facce indicandola.
Comunque dopo un tempo lunghissimo sono arrivati tutti. In primis l’anestesista, Simone, e poi dopo un po’ la pediatra e i due chirurghi, la dott.ssa Chieppa e il dr Alovisi.
Ed è arrivato il momento che temevo più di tutti: l’anestesia spinale.
L’anestesista mi ha spiegato quello che avrebbe fatto ed ha iniziato a preparare le iniezioni. Poi mi sono messa in posizione, ho stretto le mani di Margherita e ho cercato di concentrarmi solo sulla musica e di pensare che sarebbe stato solo un attimo. In quel momento la mia playlist suonava Jambo Bwana, l’inno della nostra vacanza a Zanzibar. Poi la canzone è finita e mi è sembrato passasse un sacco prima iniziasse la successiva… così mi sono cantata una canzone nella testa.
Diciamo la verità .. l’anestesia spinale non è poi così dolorosa, nel senso che può fare più male una cannula nel braccio se chi la esegue non trova subito la vena o non è capace. Però fa impressione perché si sente questa roba che spinge con forza dentro, proprio sulla colonna vertebrale.. e poi c’e la forte paura che qualcosa non vada per il verso giusto.. ma si tratta veramente di pochi minuti.. solo che io avevo il terrore di questa cosa. Ma è andata..
Devo dire che l’anestesista è stato gentile e veloce e mi ha parlato quasi tutto il tempo, e poi c’era Margherita che mi teneva per mano.
Subito dopo la spinale mi hanno fatta distendere sul lettino e ho iniziato a sentire un formicolio alle gambe. Hanno alzato il telo davanti a me e i chirurghi hanno iniziato il loro lavoro.
Io a quel punto avuto un attimo di panico e avevo voglia di alzare la testa e guardare cosa succedeva.. ma è comparsa Annalisa che mi ha detto di guardare solo lei. Anche Simone mi parlava e ho scoperto che aveva lavorato con il dr Camanni all’ospedale Gradenigo.
Credo fossero circa le 10-10.30. Simone ogni tanto mi parlava e mi accarezzava la testa dicendomi che stava andando tutto bene. Io ho iniziato comunque un po’ a spazientirmi e a preoccuparmi, anche se cercavo di concentrarmi sulla musica.
Durante il cesareo di Giorgia avevano tagliato e poi l’avevano tirata fuori, in pochi minuti, mentre questa volta mi sentivo schiacciare dallo stomaco in giù e vedevo che ci stavano mettendo tanto tempo ..
Come potrete ben immaginare in quel momento frullano mille idee in testa, anche senza senso.. ho iniziato a chiedere cosa succedeva e Annalisa mi ha risposto che stavano andando pian pianino per non mettere a rischio il mio utero.
Non so nemmeno che canzoni suonassero in quel momento.. era passata un’eternitá e ancora non avevo il mio Matteo tra le braccia .. però tutti mi sorridevano e rassicuravano, il clima restava sereno .. evidentemente stava davvero andando tutto bene.
E poi l’ho sentito… sulle note di Country Road, una delle mie canzoni preferite, ho sentito il primo urletto di Matteo e poi il suo pianto. Ho detto: “eccolo eccolo eccolo!!” .. qualcuno ha detto l’orario, 10.57 .. e poi me l’anno messo sul petto e ho potuto vederlo, annusarlo, baciarlo, e anche toccarlo con il braccio libero.
Era bellissimo, già bello paffuto e urlante.
Me l’hanno lasciato un bel po’ (Giorgia l’avevo vista pochi secondi e poi via) ed è stato bellissimo.
Quando l’hanno spostato per lavarlo ho sentito che dicevano che pesava 3,680kg e non mi pareva vero visto che sua sorella pesava esattamente un kilo in meno (e io avevo preso molto più peso!).
A questo punto il tempo si è nuovamente dilatato. Avevo fretta di uscire dalla sala e di rivedere il mio bimbo ma sembrava che i medici non finissero mai di ripulirmi e ricucirmi. Qualcuno aveva anche abbassato la musica, o l’aveva spenta, perciò non la sentivo più.
Finalmente poi hanno finito a Annalisa mi ha detto che mi avrebbero lasciata un po’ nella saletta accanto e mi avrebbero portato Matteo.
Margherita e la sua collega mi hanno messa sulla barella con le ruote e subito fuori dalla sala operatoria ho visto mio marito con in braccio Matteo. Mi hanno sistemata nella saletta e poi Annalisa mi ha messo Matteo addosso e mi ha aiutata ad attaccarlo subito al seno. Lui ha preso il capezzolo senza problemi ed ha iniziato a ciucciare!
Mio marito era accanto a me e le infermiere avevano anche portato le casse e riacceso la musica.
È stato un momento meraviglioso, di perfezione assoluta, di gioia e tenerezza.
Matteo nudo, solo con il pannolino, sul mio petto nudo, e mio marito felice e commosso accanto a me. Con la mano libera accarezzavo quel corpicino caldo, quei minuscoli piedini, quella testolina profumata.
Non sentivo nient’altro che amore, dentro e fuori di me.
Siamo rimasti così per un’oretta circa, ad assaporare ogni istante di quella magia.
Poi hanno dato Matteo in braccio a mio marito e siamo usciti. Erano le 14 circa ed erano tutti lì ad aspettarci, da più di 5 ore!
Giorgia mi sembrava confusa e mi guardava con gli occhioni spalancati.. sarei voluta scendere dalla barella e prendere in braccio anche lei!
Mi sentivo infinitamente felice. Stanca ed euforica allo stesso tempo. E non vedevo l’ora di riprendere il mio bimbo tra le braccia.
Wow….. mi sono commossa!!!
Vorrei tanto viverla un’esperienza così. Speriamo.
Te lo auguro con tutto il cuore Michela!
Grazie di questa condivisione.
Ecco sono frenatissima per via degli aspetti ospedalieri. Fifona!!! Finalmente qualcuno ne parla. Sembra sempre un soggetto da evitare. Immagino sia perché la cosa più importante è il dopo che cancella tutte le paure. Ma così raccontato, beh insomma prevale l’emozione.
Lina secondo me quando sai bene a cosa vai incontro trovi il modo di vincere la paura. Sono convinta che la maggior parte la paura nasca da mancanza di informazioni o comunque dal dover affrontare qualcosa di sconosciuto .. poi ci sono molte donne che farebbero carte false pur di aver il cesareo (io mi ripetevo questo!), perciò cerca di pensare che è davvero un dolore che passa e che si dimentica, soprattutto quando in braccio ha il frugoletto più tenero del mondo. Buona fortuna!
Che emozione, grazie per averla condivisa… Spero tanto di provare tutto questo anch’io al più presto. Mi hai quasi fatto vedere tutto ciò che hai vissuto, con le tue parole… brava.
Ciao Ele, potresti raccontarci il seguito.
Dicevi che erano le 14.00…
Ok Lina, ve lo racconto in un nuovo post!