Quattro donne, quattro storie, quattro regioni. Lo stesso ospedale.
Carlotta, Loredana, Chiara e Gaia sono quattro donne accomunate dalla lotta al fibroma uterino, tanto diverse quanto simili nel loro percorso di vita costellato di sanguinamenti insopportabili, dolori e speranze perdute.
Carlotta si è subito rivelata una donna solare, nonostante avesse già subito una laparoscopia si è data da fare per individuare una soluzione per lei migliore che potesse essere un’alternativa a un secondo intervento di natura chirurgica. Bella come il sole, sempre sorridente nonostante tutto, dall’Emilia Romagna è approdata alla sanità pubblica di Roma e al San Camillo. In men che non si dica detto e fatto, embolizzata. Subito dopo ecco il suo primo ciclo post embolizzazione e, meraviglia delle meraviglie, non è più emorragico. La sua simpatia contagiosa l’ha aiutata a non perdere la speranza di poter vincere la sua battaglia.
Loredana è una siciliana doc, racconto con un sorriso le nostre “importanti” discussioni sul catetere e su come poter ingurgitare cibo a volontà nonostante l’embolizzazione implichi una notte ferma, a letto.
” Ma come faccio a mangiare se devo stare ferma nel letto, con il catetere?”
” Loredà, e mica devi mangiare con la vescica! Allunghi la mano e mangi!”
Tante risate per alleggerire una situazione che, come spesso capita, non è leggera, affatto. Anche lei ha scelto la sanità pubblica di Roma, il nostro, ormai ben testato, San Camillo di Roma. Un volo aereo e la decisione di affidarsi alle sapienti mani della sanità pubblica. Loredana si sta per embolizzare, mancano pochi giorni, è tutto pronto, una sana ansia per l’attesa residua accompagna il suo percorso di vita ma anche tanta consapevolezza che questa possibilità è davvero valida e può dare concreti risultati.
Lo stesso giorno sarà il momento di embolizzare anche Chiara, la nostra povera Chiara dalla Toscana che tanto ha sofferto. Reduce da due laparotomie e da una gravidanza non arrivata al termine. Chiara è la mia spina nel cuore. La sua storia è davvero tanto triste e il suo bisogno di aiuto è imprescindibile. Una donna giovane, che potrebbe avere tutte le possibilità del mondo per essere felice, un bel matrimonio, una vita serena, invece i maledetti fibromi le hanno spezzato le ali per troppo, troppo tempo. Un uccellino ferito, Chiara mi ha sempre ricordato un uccellino ferito e noi che viviamo il problema del fibroma uterino possiamo ben capire questa figura allegorica.
Eppure anche Chiara è riuscita ad uscire dal limbo della disperazione e dell’incertezza, ha trovato il coraggio di dire no all’isterectomia e volare qui a Roma, ferita nell’anima, piena di timori, ma pur sempre convinta a tentare il tutto per tutto.
Concludo in bellezza, con Gaia. Gaia è stata la mia “paziente” impegnativa del mese di luglio 2017. Io stessa credo di essere stata impegnativa, a suo tempo. I suoi fibromi si sono fatti sentire anche da morti, essendo in zone molto innervate. Dalla Toscana a Roma per evitare l’isterectomia. Il momento più bello di questa storia è quando Gaia mi ha mandato un messaggio per dirmi che stava molto meglio, i dolori che aveva vissuto subito dopo l’embolizzazione erano quasi del tutto scomparsi e voleva aiutare me e tutte noi ad aiutare altre donne in difficoltà . Non c’è denaro, non c’è favore, non c’è vantaggio che possa eguagliare un messaggio di questo tipo. Il volontariato è questo: aiutare donne ad aiutare altre donne. Gaia ha diritto alla felicità, ha diritto a una vita serena, a vivere il suo nuovo amore appieno, Gaia ha diritto a non rinunciare al suo utero, la vita è bella e deve essere vissuta così. Buona vita Gaia, ora è tutto in discesa!
Bravissime ragazze! Anch’io sono stata embolizzata al San Camillo di Roma e sto benissimo ora! Buona fortuna a tutte!!!