Tu DEVI darmi Esmya!

Maledetto Fibroma Il Libro

L’appuntamento era alle 16.00 e noi siamo arrivati puntualissimi.
Lei era sola nel suo studio. L’ho vista perchè la porta era aperta.

La segretaria alta magra biondina e un po’ svampita ci ha fatti accomodare in una sala d’aspetto tristemente elegante e poi è andata ad avvertire (forse, perchè non l’ho sentita parlare di noi) la dottoressa Numero 7.
Hanno parlato per un po’ di qualche questione relativa allo studio, forse di conteggi e fatture, e poi la dottoressa ha detto che avrebbe fatto un paio di telefonate.
Un paio di telefonate?? Ma davvero? Mi sembrava pazzesco!
L’appuntamento era alle 16.00 e noi eravamo là, perchè “un paio di telefonate”?

Nel frattempo sono arrivate altre tre ragazze. Fatto alquanto strano anche questo: abbiamo tutte appuntamento alle 16.00?

Comunque cerco di rilassarmi e di non innervosirmi: io ho bisogno di lei perciò aspetterò, anche per ore.
Finalmente alle 16.35 la porta si apre e la Numero 7 dice alla biondina che può farmi entrare.

Entriamo!

Il suo studio è grande e più gradevole della sala d’aspetto. C’è l’aria condizionata accesa, quindi la temperatura è fresca e piacevole.
Brevemente le ricordo della nostra telefonata.
Ah, lei è la paziente del fibroma!” esclama. Ascolta la mia storia senza mettermi fretta e esamina le mie ecografie e le mie analisi del sangue con attenzione ma è scostante nei modi e nei gesti, fredda e distaccata.
Un po’ in malo modo mi dice che lo sanno tutti che quando si sospende la pillola viene il ciclo (si ma, questo ciclo? Questo dolore che mi ha dato tregua solo dopo una flebo di Toradol?). Non sembra comprendere davvero cosa cosa mi tocca sopportare ogni mese, a differenza della “mia” dott.ssa Cotardo, che mi chiama “tesoro” e mi saluta con i bacini.

Parlo dell’Esmya e li ci tiene subito a sottolineare che è un farmaco che si prende in fase pre operatoria. Io ribatto che so di casi in cui, grazie ad una cura con Esmya, non è stato necessario effettuare l’intervento per rimuovere un fibroma e lei dice che si, è possibile, ma che è anche possibile, in questi casi, che il fibroma ritorni.
In ogni caso ha per me una nuova sentenza: il mio utero è tutto, completamente, fibromatoso. Certo, c’è anche il Maledetto Fibroma, che procura il grosso del fastidio, ma estrapolarlo dal suo nido sarebbe inutile perchè in realtà è tutto il mio utero ad essere in pessime condizioni.

In un primo momento questa nuova scomoda verità mi è quasi gradita: almeno lei non mi ripeterà la solita solfa dell’operazione e sarà in qualche modo costretta a proporre una soluzione diversa (“EsmyaEsmyaEsmya” ripeto dentro di me come un mantra).
Ma la Numero 7 (e magari dietro a quel nome che non cito e a quella freddezza c’è una donna che magari ha pure dei figli, degli amici e un po’ di dolcezza per qualcuno) non si pronuncia. Vuole prima visitarmi.

La visita

Ci spostiamo in una seconda stanza del suo immenso studio.
Io mi posiziono, lei caccia malamente il mio bighi chiedendo ironica se la visita volesse per caso farla lui e poi inizia a controllarmi.
Certo non è tra i medici più delicati che io abbia incontrato! Potrei stilare una classifica, penso per distrarmi, ma non è il momento di perdersi in divagazioni.

L’ecografia rivela un utero piuttosto curioso. “Che strano” continua a ripetere la Numero 7, prima di spiegarmi che il Maledetto Fibroma si presenta, in parte, in forma liquida.
E’ come se in certi punti si fosse liquefatto” spiega la dottoressa. “Il che è piuttosto raro” aggiunge.
E dopo che diventa liquido che succede?” chiedo io speranzosa.
Fa più male” risponde senza batter ciglio lei.

Il mio caso comunque diventa interessante, tanto che la dottoressa decide di sottopormi ad una visita più approfondita in ospedale, possibilmente comprensiva di risonanza magnetica (per comprendere meglio la composizione dei miei tessuti fibromatosi mi sembra di capire).

Oggi è mercoledì e la visita all’ospedale Mauriziano di Torino è fissata per venerdì.
Fa un po’ ridere e un po’ rabbia: quando ho telefonato io per fissare un appuntamento in ospedale mi hanno proposto il 6 novembre! Tra 4 mesi!

Terminata la visita, mentre la Numero 7 prova anche a chiamare la dottoressa Morelli, il suo contatto alla Gedeon Richter, per chiederle come possiamo accedere ad Esmya, mi dice che la vendono nella farmacia di Città del Vaticano e che dobbiamo capire se, eventualmente, effettuino spedizioni.
Io so che la vendono anche a San Marino ma cerco di stare zitta perchè non voglio apparire saccente (anche se lei se lo meriterebbe!).

Voglio solo quel benedetto farmaco.

Dai, raccontami di Esmya!

La dottoressa Morelli però non risponde. Pare si trovi in Polonia. La Numero 7 proverà a ricontattarla nei prossimi giorni.
Io e il bighi cerchiamo allora di approfondire il discorso di Esmya. Vogliamo saperne di più e chiediamo della sperimentazione al Mauriziano, quella di cui ci ha detto anche il Numero 6, il ginecologo di Pietra Ligure.
A questo punto però la Numero 7 si indispettisce davvero e ribadisce che mi ha già detto al telefono che la sperimentazione è stata bloccata. Io in realtà questa cosa non l’avevo capita, in più il numero Numero 6 mi aveva detto tutt’altro..
Le diciamo che non volevamo farla innervosire, solo capire bene la situazione.
A quanto pare al momento sarà solo la Francia a poter sperimentare l’uso di Esmya.
All’Italia è stata revocata l’autorizzazione in un primo momento concessa.
Pago la sfrontatezza con la quale chiedo “Perchè?” con un nuovo impeto di acidità della Numero 7, che mi risponde scocciata che è perchè in Italia la politica va così e che se ancora non sono soddisfatta può farmi leggere la mail con la quale lo Stato revocava il permesso.

Stato, Comune, Unione Europea: per me non fa differenza chi ha decretato cosa.
E’ solo grande la rabbia per questo NO.

Capiamo tutti che è meglio chiudere il discorso e salutarci, tanto prima di decidere quale strada intraprendere la dottoressa ha bisogno di effettuare altre analisi.

Paghiamo va!

All’uscita ci attende la biondina che, a sorpresa, dopo avermi chiesto se “ho bisogno della ricevuta”, mi presenta una fattura da 152 euro.
Rimaniamo molto stupiti, io e il bighi, visto che al telefono mi aveva più volte ricordato di portare il libretto degli assegni e mi aveva anticipato che la visita avrebbe avuto un costo di €350. Meglio però non chiedere spiegazioni in merito!

Speravo di uscire da questo ennesimo studio medico con una soluzione, invece ancora una volta sono piena di interrogativi e di nuove analisi da effettuare.
Sono contenta però di non aver deciso, nei mesi scorsi, di sottopormi ad una nuova operazione. Non avrei mai potuto accettare un’ennesima sofferenza inutile.

So che la strada giusta è un’altra.

Oggi il mio cammino verso la libertà ha compiuto un altro piccolo passo avanti.
Io lo sconfiggerò.

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