rileggendo il mio libro

Rileggendo il mio libro …

Maledetto Fibroma Il Libro

E da tanto che non parlo di me sul blog. Chi mi conosce, chi mi segue da tanto tempo o ha letto il mio libro lo sa.

Non ho più parlato della mia storia perchè nella mia vita non è accaduto più nulla di utile e inerente, nè di condivisibile in materia.

Adesso però ho voglia di farlo, ho voglia di parlare di me condividendo qualche pensiero.

In vista del convegno a Roma “FIBROMI UTERINI – Donne, Radiologi e Ginecologi: INSIEME!“, che vi invito a seguire almeno in streaming, se non potete venire con me a Roma venerdì prossimo, mi è venuta voglia di rileggere il mio libro, per vivere le sensazioni, i pensieri e le paure di certi momenti. Non perchè io abbia dimenticato ciò che ho vissuto. Mai potrei farlo. Ma per tornare un pochino ad essere quella me lì ed essere quindi più vicina a voi, che ancora state soffrendo a causa dei vostri fibromi.

Vi dico la verità, ho pianto tanto leggendo. Mi è venuta, di nuovo, tanta rabbia, per molti trattamenti ricevuti, per parole dure come lame che non meritavo, per giudizi non richiesti, per quella assoluta mancanza di tatto che conosciamo tutte fin troppo bene.

Mi è dispiaciuto tanto per quella ragazza là, quella che ero, per quanto ha sofferto. Ma sono stata anche fiera di lei, perchè ho letto più volte nel libro frasi come “Io non mi arrendo“, “In qualche modo farò“, “Una soluzione la troverò“, ecc. Non mi sono mai arresa ad un destino che sembrava accanirsi ogni giorno di più per lasciarmi senza forze, senza alternative, senza scampo. Non ho mai perso la voglia, la determinazione, il coraggio.

Il dottor Fasciani mi ha chiesto qual era il tema che mi stava più a cuore, di cosa avrei voluto parlare maggiormente durante il convegno, e io gli ho risposto che è la diagnosi di sospetto sarcoma, che ho vissuto con grande dolore sulla mia pelle, perchè mi sembra importante approfondire anche, anzi soprattutto, con i medici questa tematica.

Dopo aver finito di rileggere il mio libro però io ho una sola cosa in testa, quella che avevo allora, e ciò che abbiamo tutte diritto ad essere accolte, ascoltate, capite. Abbiamo diritto ad essere trattate con riguardo e rispetto. Abbiamo diritto ad esporre i nostri desideri e le nostre paure senza il timore di essere giudicate. Anzi, abbiamo il sacrosanto diritto a non essere giudicate. Abbiamo, soprattutto, diritto a tenerci stretto il nostro utero. Il diritto a chiedere alternative, a fare domande sulle questioni che non abbiamo capito, a sollevare dubbi e perplessità.

Non importa quanti anni abbiamo e perchè un figlio non l’abbiamo fatto prima o perchè ne vogliamo un altro o perchè non ne vogliamo proprio. Questo è solo affar nostro. Non è il tema di un giudizio medico.

Io vorrei dire soprattutto questo ai medici che saranno presenti in sala. Vorrei dir loro: “Ascoltateci, per piacere“. Al di là delle tecniche, più o meno invasive. Al di là dei metodi di intervento.

Vorrei che tutte voi poteste sempre trovare un’accoglienza attenta ed empatica. Vorrei che voi foste messe a vostro agio. Vorrei che se un medico si rendesse conto di non potervi aiutare come desiderate sapesse fare un passo indietro, e rimettervi alle competenze di qualcun’altro, più aggiornato o competente in una tecnica diversa, magari più utile nello specifico caso.

Ecco, io a quei medici vorrei saper dire tutto ciò. E vorrei che loro capissero. Davvero.

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