Oggi mentre cercavo informazioni sull’Ordine dei Medici ho scovato, sul loro sito, un contenuto davvero interessante, che non posso non condividere con voi!
Si tratta del Giuramento Professionale dei medici, che ho trovato dentro il documento dei Codice di Deontologia Medica. Eccolo!
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
- di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione;
- di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;
- di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;
- di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;
- di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
- di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;
- di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona;
- di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;
- di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
- di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;
- di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’Autorità competente,in caso di pubblica calamità;
- di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato,inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;
- di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione.
Ho trovato alcuni passaggi davvero degni di nota, e che mi hanno fatta riflettere.
Soprattutto i punti:
- di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;
- di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona
- di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;
Questo non può voler forse dire che è nostro diritto non essere giudicate se abbiamo trascurato la nostra salute, se siamo troppo grasse, o troppo magre, se abbiamo aspettato troppo per avere un bambino, o se non ne vogliamo affatto? Non vuole forse dire che è anche nostro diritto essere comprese, assistite e curate anche se non vogliamo prendere un certo farmaco o non vogliamo sottoporci ad un determinato intervento, piuttosto che ad un altro? Non vuole dire, anche, che è nostro diritto entrare in possesso di tutte le informazioni che possano aiutarci a prendere la migliore decisione per noi stesse?
Il significato del termine “solidarietà” sul dizionario è “Rapporto di fratellanza che unisce tra loro i membri di una società, di una collettività, legati da comuni interessi, o dell’intera umanità, che si manifesta con atti di reciproco aiuto e assistenza materiale e morale”. E il comune interesse non dovrebbe forse essere, appunto, il nostro benessere? E quindi “solidarietà” non dovrebbe quindi signficare fare il possibile per farci stare bene, mentalmente e fisicamente?
Tutto questo sembra utopistico quando penso alla maggior parte dei medici di cui ho avuto esperienza, e dei quali mi avete raccontato anche voi. Eppure pare che loro, i medici per l’appunto, accettino in pieno i principi elencati nel loro Giuramento Professionale.
E poi .. cosa succede?