Cosa succede se non si tolgono i fibromi?

Cosa succede se non si tolgono i fibromi?

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Cosa succede se non si tolgono i fibromi? E’ una domanda particolarmente ricorrente, che ho sentito porre spesso e la cui risposta è quasi sempre controversa.

Per provare a mettere un po’ d’ordine in questa questione spesso confusa ho chiesto aiuto al professor Ghezzi, Direttore dei Reparti di Ostetricia e Ginecologia di Varese, di Tradate e di Cittiglio dell’ASST Sette Laghi.

Nell’articolo che segue il dottore spiega in quali casi non è necessario intervenire in nessun modo su un fibroma.

Quando non togliere un fibroma uterino

I fibromi uterini sono formazioni benigne e tali rimangono che si sviluppano nella parete dell’utero. Sono estremamente comuni: si stima che circa una donna su cinque sviluppi un fibroma durante la vita, anche se non tutte ne sono consapevoli. Spesso, infatti, i fibromi non danno sintomi e vengono scoperti per caso durante una visita ginecologica di routine o un’ecografia pelvica eseguita per altri motivi.

La domanda che molte donne si pongono è: “Quando è necessario rimuovere un fibroma e, soprattutto, quando NON è necessario farlo?“. In questo articolo esploreremo le situazioni in cui la rimozione di un fibroma non è indicata e perché, fornendo informazioni chiare e utili.

1. Fibromi asintomatici in donne NON in cerca di prole: meglio non toccarli

Se il fibroma o i fibromi non provocano sintomi (dolore pelvico, dolore durante i rapporti sessuali, disfunzioni vescicali, sanguinamenti anomali o compressione su altri organi), non c’è alcun motivo per rimuoverli. La presenza di un fibroma asintomatico non rappresenta di per sé un pericolo per la salute in quanto non può trasformarsi in un cancro. In molti casi, questi fibromi rimangono stabili per anni, senza crescere né causare problemi. Spesso, dopo la menopausa, tendono a ridursi spontaneamente a causa del calo degli estrogeni, l’ormone che favorisce la loro crescita. Se sono asintomatici è non si sta cercando una gravidanza non è necessario rimuoverli.

2. Fibromi in menopausa: il tempo gioca a favore

Dopo la menopausa, la produzione di estrogeni diminuisce drasticamente. Questo comporta, nella maggior parte dei casi, una riduzione delle dimensioni dei fibromi. Pertanto, se un fibroma viene scoperto in una donna in  perimenopausa e non causa sintomi, l’indicazione più frequente è non intervenire chirurgicamente. Fondamentale rimane uno stretto monitoraggio per identificare modificazioni strutturali o dimensionali dei fibromi. La donna deve inoltre essere informata della necessità di un controllo ginecologico in caso di comparsa di dolori o perdite vaginali atipiche. 

3. Fibromi che non compromettono la fertilità

Alcuni fibromi possono influire sulla fertilità se si trovano all’interno della cavità uterina (intracavitaeri) o in prossimità della mucosa endometriale (sottomucosi). Tuttavia, la maggior parte dei fibromi non ha alcun impatto sulla possibilità di concepire o portare avanti una gravidanza. Se il fibroma si trova all’esterno dell’utero (sottosieroso o peduncolato) o all’interno della parete uterina (intramurale, ma non a contatto con la cavità), la fertilità non viene compromessa nella maggior parte dei casi.

4. Fibromi che non causano dolore o pressione su organi vicini

I fibromi possono crescere in diverse direzioni, a seconda della loro posizione nell’utero. Se crescono verso l’esterno (fibromi sottosierosi), possono raggiungere dimensioni considerevoli senza provocare sintomi, poiché non comprimono gli organi vicini e quindi possono essere lasciati in sede. Le dimensioni non devono spaventare in quanto non le dimensioni non sono correlate al rischio di malignità. In caso di fibromi di grosse dimensioni asintomatici è indicato un approfondimento con risonanza magnetica se l’esame ecografico non è rassicurante sulla natura benigna della neoformazione.

5. Fibromi piccoli e stabili: monitoraggio, non intervento

Un fibroma scoperto durante un controllo ginecologico di routine non deve spaventare. Molti fibromi restano piccoli e stabili per anni. In questi casi, sarà sufficiente monitorarne la crescita con controlli ecografici periodici ogni 6-12 mesi. L’intervallo di tempo tra un controllo e l’altro dipenderà soprattutto dall’età della paziente e dalla sede del fibroma. In donne molto giovani o in perimenopausa è consigliabile eseguire controlli più frequenti in modo da intervenire precocemente in caso di aumento repentino di volume o cambiamenti della struttura interna della neoformazione uterina.

Conclusione

Quindi, cosa succede se non si tolgono i fibromi?

La rimozione, o il trattamento in generale, di un fibroma uterino non è sempre necessaria. La decisione dipende dalla sua dimensione, dalla posizione, dalla presenza di sintomi, dall’età della donna e dal desiderio di gravidanza.

In molti casi, soprattutto in menopausa o in presenza di fibromi asintomatici e piccoli, la strategia migliore è non intervenire e monitorare nel tempo. L’intervento chirurgico, anche se oggi è sempre meno invasivo, non è privo di rischi e deve essere riservato ai casi che lo richiedono.

Anche le tecniche conservative quali l’embolizzazione, la miolisi a radiofrequenze e gli ultrasuoni focalizzati vanno impiegate con molta cautela in casi di fibromi in donne asintomatici non in cerca di prole in quanto non esenti da rischi.

Il dialogo con il ginecologo è fondamentale per valutare il miglior approccio di quel fibroma in quella donna. Fermo restando l’importanza di attenersi  alle linee guida delle Società scientifiche di riferimento è indispensabile che il ginecologo sottolinei alla donna che i fibromi sono benigni e che spesso non succede nulla a non rimuoverli.

Ovviamente nel caso di dubbio diagnostico, in presenza di sintomi o in caso di ricerca gravidanza l’approccio è completamente diverso.

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