L’altra sera mi è capitata una cosa che mi ha fatta sorridere. Anzi, più che sorridere avrei anche potuto farmi una grassa risata ma, per scrupolo, ho preferito non essere troppo sfrontata!
Ero in macchina e stavo andando a casa di un’amica di mia sorella per definire i preparativi per l’addio al nubilato. Era l’ora di cena ma era ancora chiaro ed ero appena uscita. Ero ferma al semaforo e mi sono accorta di essermi sfiorata la pancia con la mano sinistra. Un movimento veloce e leggero, quasi impercettebile. Di colpo ho avuto coscienza dei miei pensieri .. Qualcosa dentro di me stava dicendo: “Speriamo di non avere troppi dolori stasera, speriamo di non avere perdite improvvise, chissà se ce la faccio..“.
Ho sgranato gli occhi.
Era davvero diventato un pensiero automatico. Davvero, ormai, mi ritrovavo a “sperare” in ogni occasione di poter portare a termine i miei compiti, a “pregare” di non avere troppo dolore. Il mio inconscio ancora ragiona in questa maniera e prima che io stessa possa formulare un pensiero razionale chiede, prega e spera.
Ho provato una gioia immensa. Prima lo stupore di scoprire i miei pensieri inconsapevoli, ma poi l’euforia del mio trionfo sul maledetto.
Non devo più sperare, pregare, augurarmi di .. Ora stò bene e non è più un miracolo passare una serata senza dolore e senza spiacevoli sorprese. Non piangerò più per i crampi, non mi sembrerà più di avere un tritacarne nel basso ventre. Piano piano la vita tornerà quella che non è più da tanto. Quella che amavo. Quella che amo.