Letizia ha 41 anni, abita a Bolzano, e mi ha scritto per condividere con tutte voi la sua esperienza. Letizia non è riuscita a liberarsi di tutti i suoi fibromi, e non è diventata mamma, ma ha scoperto che la sua vita può comunque essere meravigliosa.
Leggete leggete!
Ciao. Sono Letizia. Ho 41 anni. Ho passato la vita a lottare contro fibromi, anemia e dolori costanti.
Un primo intervento a 28 anni. Laparotomia con asportazione di 9 fibromi, il più grande di 6 cm. La ripresa è stata lunga e fisicamente impegnativa. La laparotomia mi ha lasciato cicatrici e aderenze successivamente rimosse, assieme a ulteriori 7 fibromi, in un secondo intervento in laparoscopia effettuata nel 2015.
In tutti questi anni ho provato senza successo ad avere un figlio, sottoponendomi anche ai protocolli per la procreazione assistita presso strutture specializzate. Con il secondo intervento non è stato possibile, per il chirurgo, rimuovere tutti i fibromi. L’utero era compromesso ed il rischio chirurgico di asportazione di tutti i fibromi giudicato superiore rispetto ai benefici. Nonostante l’esito parziale di questo intervento ho avuto l’opportunità di conoscere un medico chirurgo eccellente che ha saputo guidarmi in una riscoperta del valore del mio benessere come donna a prescindere dalla possibilità di diventare madre. Questa esperienza mi ha aperto una visione diversa ed incentivato ad una ricerca di una qualità di vita superiore a quella cui ero abituata.
Lo scorso anno ho assunto esmya per 2 cicli di 3 mesi. Ho tollerato bene il farmaco ed i benefici che posso testimoniare annullank decisamente i pochi effetti collaterali che ho ricontrato nel periodo di assunzione del farmaco. Al momento la situazione è decisamente migliorata, un solo fibroma residuo che ha ridotto comunque le sue dimensioni ed il ciclo è meno doloroso.
Vivo meglio e voglio godere questi 40 anni, consapevole che indietro non si torna, ma non più diminuita da senso di frustrazione, lacrime e dolore. Complimenti per la vostra iniziativa. Penso possa essere veramente utile a tante donne.
La tua è una testimonianza “forte” ed importante!
Affronti l’aspetto psicologico del problema, trascurato da molti medici.
Quando ci portiamo dentro “questi mostri”ci sentiamo colpite nella parte più vulnerabile della nostra femminilità. Siamo fragili ed abbiamo paura.
Non è solo un rdolore fisico atroce che ci spaventa o il timore di affrontare un intervento chirurgico….. C’è dietro un vissuto emotivo opprimente, un senso di frustrazione, di mancanza, incompletezza…..
Solo chi ha vissuto questa esperienza può capire…..Ci vuole l’aiuto di un medico x acquistare quella giusta consapevolezza di cui parli tu.
Xche’ siamo donne anche se la vita in un modo o nell’altro ci ha negato una maternità tanto desiderata……
Siamo donne pure se dobbiamo rinunciare al nostro utero x problemi di salute, xche’ non abbiamo scelta ed alternative……Ed io tutto questo l’ho passato.
La nostra femminilità si può esprimere in tanti modi.
Andare avanti si può e si deve fare.
Prima di tutto lo dobbiamo fare x rispetto verso noi stesse e poi per amore delle persone che ci sono accanto.
La vita x molte di noi ” non è una favola”, ma vale comunque la pena di essere vissuta nonostante tutto.
Le ferite non si cancellano, rimangono x sempre ma non devono assolutamente renderci tristi o peggio invidiose delle altre che hanno avuto quello che ci è mancato.
Dobbiamo sempre restare buone, l’importante è non diventare cattive.
Sentirsi “femmine” anche “senza…..”
La privazione non può essere una menomazione, ma un percorso di crescita…..Non facile, ma possibile.
Si tratta solo di fare una scelta: quella di stare bene!
Grazie Letizia, x averci donato parte di te raccontando la storia di un dolore trasformato in rinascita . 💓