Utile, appassionante, ironica e densa di emozioni: ecco la storia di Kristallo e del suo fibroma.
Io e il Fibra.
Breve storia di un inquilino molesto.
Ho riflettuto molto a lungo se scrivere oppure no, ma alla fine ha prevalso la voglia di condividere la mia storia, poiché nel momento del bisogno ho risolto molti dubbi grazie a questo blog e dunque ora vorrei rendermi utile.
Ho 34 anni e a fine ottobre mi è stato diagnosticato un fibroma uterino esterno peduncolato di circa 15 cm che io ho deciso all’istante di chiamare “ il Fibra” per rendere la nostra convivenza meno odiosa.
Tutto ha avuto inizio il 26 agosto 2020, quando il mio dermatologo ha deciso di asportare un piccolo neo sospetto che avevo sul busto.
L’operazione è alla grande e ricordo di essere riuscita a gestire abbastanza bene la mia fobia nei confronti dell’ago, fobia che mi accompagna da sempre.
Una volta tornata a casa mi sono buttata sul letto e in quel momento inizio a scorgere un cambiamento della mia pancia: aveva appena assunto le sembianze di una cupola durissima!
Panico.
Piccola digressione:
in famiglia abbiamo un’incidenza altissima di fibromi uterini e nonostante io abbia sofferto quasi sempre di dolori mestruali atroci, sono sempre stata tacciata di essere sempre troppo “ emotiva” e “perennemente stressata” poiché durante i controlli non è mai emerso nulla di strano.
Pensate che l’anno scorso la mia esasperazione ha raggiunto il livello più alto di sempre, tanto da farmi cercare i migliori specialisti riguardo alla diagnosi e alla cura dell’endometriosi, patologia che stava iniziando a calzare a pennello con i miei dolori.
Devo anche confessarvi che fino ad ottobre a nessun medico è venuto mai in mente di farmi un’ecografia pelvica interna, esame che forse avrebbe potuto segnalare la presenza di Fibra già diversi anni fa, dato che il mio poco adorabile inquilino era posizionato nella parte posteriore del mio povero utero.
Torniamo a fine di agosto…
Il piccolo e grazioso neo si è rivelato essere un melanoma superficiale che mi ha costretta a un nuovo prelievo cutaneo con conseguente dose supplementare di punti di sutura; in mezzo a tutto questo caos mentale la mia pancia a cupola non si è abbassata minimamente, nonostante la quantità importante di carbone vegetale prescritta dal medico di famiglia (!).
I cicli di settembre e ottobre stranamente si sono rivelati molto clementi, un po’ come la quiete prima della tempesta.
La situazione è cambiata radicalmente il 21 di ottobre, quando un’amica fisioterapista ha toccato con mano la situazione e suggerito di fare privatamente un’ecografia addominale il prima possibile.
Il giorno successivo io e il Fibra ci siamo conosciuti per la prima volta e al tempo lui si presentò come una massa gigante non ben definita, tanto da fare esclamare all’ecografista una lunga serie di “ Vacca boia!” giusto per aumentare la mia dose di ansia.
A questo punto sono entrata in un vortice velocissimo e senza ritorno.
Come prima cosa sono riuscita a farmi visitare in ospedale dove in cinque minuti il Fibra è stato catalogato e visionato come si deve e la sentenza anche se confezionata con parole gentili è stata molto dura: “laparotomia entro un mese, il fibroma deve essere asportato interamente per poterlo
analizzare in maniera approfondita.”
Gelo.
Il melanoma ha tracciato l’unica via per me possibile, poiché fino all’ ultimo si è temuto che il Fibra potesse essere un sarcoma e che i due avessero un qualche legame.
Per qualche giorno ricordo di aver ignorato la cosa, pensando di scappare molto lontano
(pensiero decisamente ingenuo nel 2020), ho avuto una paura tremenda ( anche se ho sempre finto un grande self-control…), poi finalmente ho deciso di affrontare la mia battaglia con consapevolezza e positività per arrivare al giorno “X” al meglio.
Ho curato l’alimentazione, ho visto un omeopata, mi sono informata con criterio utilizzando questo blog e i siti degli ospedali universitari, ho praticato yoga ( si è rivelato utile nella gestione dell’anestesia e quando la morfina è finita, perché che vi piaccia o no, l’amerete molto) e mi sono fatta coccolare, tanto, perché l’eterno problema di noi donne è sempre quello di mostrarci invincibili anche quando siamo interiormente sbriciolate.
Intanto la mia pancia si è gonfiata ulteriormente, facendomi sembrare una donna incinta di quasi sei mesi!
La gamba destra mi faceva male, mangiare senza nausea era diventato impossibile, ricordo ancora una stanchezza profonda e un incarnato color ghiaia.
Sentirsi in ostaggio del proprio fibroma è davvero una brutta sensazione!
Passo dopo passo ho affrontato analisi, risonanza, vari consensi informati (l’accettare il taglio longitudinale e il rischio di isterectomia è veramente complesso, sopratutto per chi come me non ha figli),sono quasi svenuta dal dolore dopo l’ultima ecografia, ma alla fine sono arrivata al 26 di novembre, il mio giorno “X”.
Sono stata operata all’ospedale Infermi di Rimini dal , a cui non posso far altro che aggiungere un altro feedback positivo; mi ha resa pienamente consapevole e ha svolto un ottimo lavoro.
Sapendo perfettamente a che cosa sarei andata incontro, sono riuscita a fidarmi al 100% e questo è fondamentale.
L’operazione è andata molto bene, il mio taglio è stato definito da un’infermiera “stupendo” ( io ancora non colgo tutta questa bellezza, ma solo rossore e un gran prurito…), ho mal sopportato come al solito gli aghi (puntura di eparina solo nel braccio!) e colgo ora l’occasione per ringraziare infinitamente il personale sanitario e le mie compagne di stanza, perché la loro presenza si è rivelata preziosa durante i momenti di sconforto provocati dall’assenza fisica dei miei affetti, a causa del Covid.
Sono rimasta sei giorni in ospedale, mi sono rimessa in piedi alla fine del secondo , ho detestato il drenaggio con tutta me stessa e se posso darvi un consiglio, evitate di starnutire perché potreste vivere un’esperienza piuttosto traumatica.
La laparotomia non è una passeggiata di salute ( la mia prima prima vicina di letto ha subito un’operazione molto più complessa della mia in laparoscopia e dopo un paio di giorni già saltava come un grillo mentre la sottoscritta sembrava essere stata investita da un rullo compressore); durante tutto il primo mese alcuni movimenti vi sembreranno complicati e faticosi, sentirete i punti tirare e poi patirete un dannato prurito, ma la sensazione di esservi liberate dal vostro o dai vostri inquilini molesti sarà impagabile.
Grazie alle calze antitrombo avrete delle gambe stupende e anche se vi sembrerà di avere l’energia fisica di un bradipo, vi sentirete mentalmente più forti che mai e la vostra pelle tornerà a essere meravigliosamente splendente.
E avrete vinto voi.
Alla fine il Fibra si è rivelato essere un classico fibroma di ben 18 cm;
nonostante lo spavento atomico, tutto si è risolto per il meglio.
Durante la risonanza hanno riscontrato la presenza di un altro piccolo inquilino intramurale, che è stato lasciato al suo posto, ma questa volta sono preparata a convivere serenamente con lui.
Se dentro di voi sentite che c’è qualcosa che non va, insistete, non siete solo emotive o stressate, forse avete davvero un problema!
Vi abbraccio e vi auguro tutto il bene possibile!
Kristallo