Sabato scorso sono stata all’ospedale Gradenigo di Torino a trovare Nadia, operata venerdì dal dr. Camanni e dalla dott.ssa Del Piano.
Non ci conoscevamo perciò non so come sia lei di solito, però devo dire che l’ho trovata in forma! Si era già alzata e mentre chiacchieravamo è stata tutto il tempo seduta sul letto. Non aveva neanche più la flebo con l’antidolorifico. E’ stato davvero bello conoscerla e sono certa che si rimetterà in frettissima (credo l’abbiano dimessa oggi) e che in men che non si dica i maledetti saranno solo un brutto ricordo.
E’ stato piacevole tornare all’ospedale Gradenigo. E’ un po’ difficile descrivere la sensazione che ho provato tornando lì, dopo le due isteroscopie, la mini laparotomia e le varie corse al Pronto Soccorso, però mi sono accorta che a prevalere dentro di me era una sensazione di serena positività.
Quando sono tornata all’ospedale Maria Vittoria, dove è nata Giorgia, a trovare un’amica che aveva appena partorito, non mi sono sentita così tranquilla. Rivedendo il reparto, i letti, le infermiere, sono stata profondamente contenta di essere lì solo in visita e per un verso non vedevo l’ora di andarmene. Eppure la nascita di Giorgia non è stata particolarmente traumatica .. La permanenza in quell’ospedale tuttavia, e il modo con cui tutte venivamo trattate dalla maggior parte del personale medico, non sono stati piacevoli.
Al Gradenigo ho passato più tempo e per questioni molto meno belle (e soprattutto molto più dolorose) eppure sono entrata nel reparto di Chirurgia con il sorriso e quel corridoio, le stanze e persino il piccolo atrio con l’ascensore che conduce alle sale operatorie mi sono sembrati luoghi amici. Il posto in cui ho detto addio al mio maledetto fibroma. Il luogo in cui ho ricominciato a vivere.
Desidero quindi ringraziare ancora una volta l’equipe medica che si è occupata di me nelle varie circostanze in cui sono stata al Gradenigo. Dal team del Pronto Soccorso al personale della sala operatoria, dai barellieri agli infermieri del reparto.
Sono sempre più convinta chel’atteggiamento e i modi di chi ci circonda in un momento di debolezza e di dolore possano trasformare ciò che accade in un incubo terribile o piuttosto ridimensionare una brutta situazione ad una esperienza difficile ma superabile. Medici, infermieri, anestesisti, chirurghi, ecc. delle strutture ospedaliere di tutta Italia, per favore, pensateci!
Sono d’accordissimo con te Eleonora….oltre la professionalità tutti gli operatori sanitari dovrebbero essere provvisti di quel pò di empatia che rende il ricovero e la malattia meno pesante per i pazienti.
Mi associo a te nell’appello a tutti coloro che operano negli ospedali.
Mi associo pienamente!!
Maddy