La storia di Bianca mi ha quasi commossa. Per le belle parole che mi dedica, che mi hanno riempito il cuore di gioia, e per l’esperienza che racconta, che mi ha fatto un po’ rivivere quanto provato in ospedale durante i giorni di ricovero per la miomectomia.
Il primo fibroma intramurale
Bianca convive con i suoi fibromi da una vita: il primo, un fibroma intramurale di appena 1 cm, le è stato diagnosticato con una semplice eco addominale intorno ai vent’anni dopo che il suo ciclo, fino ad allora sempre puntuale, era diventato un pò irregolare (ma mai emorragico).
Non aveva mai avuto altri problemi di salute, eccetto una dolorosissima mastopatia fibrocistica monitorata con mammografia ed ecografia annuali, insorta dopo un tentativo di cura ormonale del suddetto fibroma, cresciuto fino a 5 cm.
Intanto però il ciclo si era perfettamente regolarizzato e Bianca non aveva mai avuto altri sintomi.
Quel maledetto catetere
Sono passati vent’anni, durante i quali Bianca si è limitata a sporadici controlli ed è sempre stata bene, mastopatia fibrocistica a parte: al fibroma non ci pensava quasi più.
Fino allo scorso 17 settembre, quando è finita al Pronto Soccorso per un episodio di ritenzione urinaria acuta (non aveva mai sofferto prima di disturbi urinari), che si è risolto con il posizionamente di un catetere (e Bianca ha i brividi ogni volta che ci ripensa) rimosso dopo diverse ore su sua insistente richiesta e con ripresa spontanea della minzione, senza alcuna difficoltà.
Dal controllo ginecologico con ecografia transvaginale a Bianca è però evidenziato un utero di volume severamente aumentato con fibromi a carico di tutte le pareti a sviluppo intramurale-sottosieroso di dimensioni da 7 a 2 cm.
Da subito, sia la ginecologa del Pronto Soccorso sia la sua dottoressa di base, successivamente consultata, hanno concordato che l’unico trattamento possibile fosse l’isteroctomia totale e che se Bianca non fosse intervenuta immediatamente la ritenzione urinaria acuta si sarebbe ripresentata.
Al riguardo, già in Pronto Soccorso Bianca aveva dovuto insistere parecchio ed energicamente per la rimozione del catetere (grande Bianca!) e le avevano assicurato che “tanto sarebbe dovuta rientrare subito per farselo rimettere“, evenienza che fortunamente per Bianca finora non si è mai resa necessaria.
L’isterectomia no!
Non le è stata illustrata alcuna alternativa alla rimozione dell’utero, malgrado lei abbia manifestato immediatamente un’assoluta contrarietà a tale intervento.
In compenso grande impegno è stato profuso nel dipingere la sua situazione come disperata ed altrimenti irrimediabile.
“Il catetere non potrà essere rimosso prima dell’isteroctomia“, è arrivata a “minacciare” la sua ginecologa e “nel frattempo può pure scordarsi di andare a lavorare“.
Com’è facile immaginare, Bianca in quel momento era estramamente vulnerabile: era entrata in ospedale già spaventata alle 6,30 del mattino, dopo una notte insonne, ed era uscita uscita dal Pronto Soccorso dopo le 17,30, distrutta, totalmente digiuna e senza bere, e per tutto il tempo aveva dovuto tenere sù quello strumento di tortura e sentirsi ripetere che per lei non c’era alcuna speranza di farne a meno se non rinunciando al suo utero!
Inoltre, per effettuare il controllo ginecologico era stata accompagnata in ambulanza, sulla quale era salita con le sue gambe, vestita, ma sempre con il catetere attaccato e con il sacchetto chiaramente visibile da chiunque, in altra struttura distante diversi km e per rientrare nel primo Pronto Soccorso aveva dovuto chiamare suo marito per farsi riaccompagnare in auto, dato che il personale del 118 “doveva fare una pausa di almeno un’ora“.
Non riuscendo più a stare seduta, ha dovuto attendere in piedi nell’ingresso. Ciò ha contribuito a farla sentire umiliata ed inerme. Insomma, Bianca era a pezzi fisicamente e psicologicamente. Inutile aggiungere altri commenti in merito, visto che la situazione è purtroppo tristemente chiara e anche facile da immaginare a chiunque abbia avuto a che fare con il personale del Pronto Soccorso di un qualsiasi ospedale.
Tutto quello che Bianca mi ha raccontato è accaduto nell’anno 2013, in Emilia Romagna, in una rinomata struttura dell’Ausl di Bologna!
All’Ospedale Niguarda di Milano
Bianca ha poi deciso di informarsi riguardo il trattamento con ultrasuoni focalizzati e sull’embolizzazione.
Cinque giorni dopo l’infelice esperienza in Pronto Soccorso a Bologna si è recata all’Ospedale Niguarda di Milano. Qui la dottoressa l’ha rassicurata e le ha prescritto una Risonanza Magnetica con contrasto per valutare la fattibilità degli ultrasuoni, che purtroppo si sono rivelati per lei impraticabili.
Fra parentesi, anche in occasione della Risonanza Magnetica, la radiologa (sempre di Bologna: notissimo centro diagnostico) si era sentita in dovere, davanti al referto, di riferire a Bianca che per lei non c’era alternativa all’isterectomia, come se la richiesta del Niguarda fosse solo una perdita di tempo!
All’Ospedale di Piacenza
Bianca ha quindi consultato un primario dell’Ospedale di Piacenza, secondo centro nazionale per numero di casi trattati (numero esatto che però non è dato conoscere), per verificare se poteva ricorrere all’embolizzazione e qui il responso è stato postivo (peraltro anche a Milano le avevano già detto che non c’erano problemi per questo tipo di intervento).
Però le hanno obbligatoriamente richiesto di effettuare prima un’isteroscopia, senza neppure degnare di un’occhiata la Risonanza Magnetica.
Dal Dr. Lupattelli
Bianca ha perciò voluto sentire il parere del Dott. Lupattelli e si è recata a Roma: anche lui le ha confermato la fattibilità dell’embolizzazione.
Inoltre il ginecologo con cui Lupattelli collabora le ha assicurato che nel suo caso l’isteroscopia non solo non è richiesta, ma è pure di fatto impraticabile. (“Sarebbe una sofferenza del tutto inutile“, ha detto).
Ora Bianca pensa di farsi operare da Lupattelli a Roma e ha eseguito tutti gli esami previsti prima dell’intervento, ma si ritrova con tracce di emoglobina e emazie nelle urine, per cui deve ripetere l’esame, mentre analisi del sangue, ECG e visita cardiologica vanno bene.
In bocca al lupo Bianca!
Bianca è inoltre piena di dubbi e di paure: per lei sarebbe il primo intervento ed anche primo ricovero (e speriamo anche l’ultimo!).
Non la spaventa tanto il dolore fisico, ma ho il terrore di eventuali complicazioni e anche, vista l’orribile esperienza, del catetere.
Bianca, che mi ha scritto anche perchè voleva potersi confrontare con qualcuno che ha già affrontato l’intervento con Lupattelli, ha già parlato in privato con Loredana e ha potuto chiarire alcuni dei suoi dubbi. A me piacerebbe che chi potesse fornirle altri preziosi dettagli riguardo l’embolizzazione la contattasse, anche solo commentando questo post.
In attesa di sapere come procede l’avventura di Bianca io le mando un grosso in bocca al lupo, a nome di tutte le Fibroma Fighters, e la ringrazio infinitamente per aver voluto condividere la sua storia e per tutti i complimenti che mi ha riservato nelle sue mail.
Pensavo proprio alla sue parole, qualche giorno fa, mentre mi contorcevo per i crampi sul lettino dell’ambulanza che a sirene spiegate mi portava in ospedale, incontro ad una terrificante diagnosi.
Grazie Bianca.
Grazie infinitamente a te, per tutto.
I miei non sono complimenti, ma la semplice ed ammirata constatazione del tuo generoso impegno, della tua forza ed del tuo coraggio, che mi sono più che mai di esempio.
Ti sono tanto grata per le tue meravigliose parole e per i tuoi consigli e torno a ringraziare Loredana, con cui mi hai messo in contatto così prontamente, per la sua disponibilità.
Ricambio il grosso in bocca al lupo, di cuore.
Come ti ho scritto, sei tutte noi!
ho cercato raccontando a Bianca tutto sull’intervento il prima il durante ed il dopo, di rassicurarla, anche io avevo una paura tremenda perchè veramente 3 anni fa andavo al buio completo su questa tecnica; già a distanza di 3 anni se ne parla molto di più, e dopo averla vissuta in prima persona riesco a raccontarlo con serenità e a consigliarlo a chi può essere idonea.
dico di non aver timori sempre tenendo ben presente che comunque è un intervento, non è una passeggiata,ma sempre meglio di operazioni per togliere utero o fibromi che puntualmente ritornano.
baci a tutte e un forte abbraccio a Eleonora, Loredana